Anfibi e Rettili della Riserva Naturale Monti Navegna e Cervia. Distribuzione, ecologia e gestione
La Riserva Naturale Regionale Monti Navegna e Cervia
La Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, situata nella provincia
di Rieti, e' stata istituita nel 19881 con l'obiettivo di tutelare il paesaggio vegetale
montano dei due massicci montuosi del Navegna e del Cervia.
Inizialmente il perimetro tutelato comprendeva parte dei territori dei Comuni
di Marcetelli, Varco Sabino e Collegiove; successivamente nel 1997, la Riserva
e' stata ampliata2 con l'adesione dei Comuni di Ascrea, Castel di Tora, Collalto
Sabino, Nespolo, Paganico Sabino e Roccasinibalda, fino a raggiungere l'estensione
attuale di 3.600 ha.
Nonostante la modesta estensione, la Riserva si caratterizza per la presenza
di paesaggi eterogenei, frutto delle peculiarita' climatiche, geomorfologiche e vegetazionali,
ma anche della presenza dell'uomo. Sono presenti faggete e querceti
misti nei boschi submontani e montani, i pascoli cespugliati che si stanno trasformando
in giovani boschi a seguito di processi di successione ecologica, le
praterie secondarie sommitali, derivanti da antichi disboscamenti, i castagneti da
frutto con individui plurisecolari, le pareti carbonatiche che fanno da cornice ad
alcuni torrenti, per finire con il paesaggio delle dighe originato dalla costruzione,
alla fine degli anni '30 del secolo scorso, dei bacini idrici artificiali del Salto e
del Turano.
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I chirotteri della Riserva Naturale dei Monti Navegna e Cervia
Anche nella Riserva Naturale dei Monti Navegna e Cervia le sorprese che l'indagine sui chirotteri ha rilevato non sono poche. La presenza di ben 13 specie osservate durante lo studio conferma la rilevanza della riserva per la conservazione di questi importanti mammiferi ancora oggi poco conosciuti nonostante le direttive comunitarie li includano tra le specie a tutela rigorosa. Di particolare rilievo e' il dato relativo al Barbastello, specie rara che vive nei boschi maturi e che, grazie anche a questa indagine, oggi sappiamo essere presente nel territorio regionale in almeno tre siti diversi.
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La gestione faunistica e venatoria del Cinghiale (Sus scrofa) in Provincia di Rieti: metodologie e base cartografica
Alla luce delle prescrizioni della più recente normativa regionale inerente l’attività venatoria, con
particolare riferimento al Cinghiale (L.R. Lazio 4/2015, D.G.R. Lazio 676/2015, L.R. Lazio 4/2015) e dei
regolamenti emanati dall’Amministrazione Provinciale di Rieti (Disciplinare caccia al Cinghiale in Provincia di Rieti
2016, Regolamento AFV 2014); si è ritenuto utile pubblicare in forma integrale il presente elaborato, che è stato
redatto alla fine del 2013 e contenente anche i dati gestionali programmatici per il 2014.
Tale scelta tende a dimostrare che quanto successivamente imposto dai legislatori regionali e dagli amministratori
provinciali era già stato scientificamente previsto e pianificato nel minimo dettaglio.
Alla fine della sua stesura l’elaborato venne provvisoriamente fornito all’Amministrazione Provinciale, che per
consentirne la consultazione ne pubblicò la cartografia nel sito web istituzionale, senza averne però formalizzato
l’acquisizione della proprietà dei contenuti. Per tale motivo, di fatto, la proprietà è rimasta esclusivamente degli
autori
La più recente mission della gestione del Cinghiale, non più volta alla sola soddisfazione delle aspettative dei
cacciatori, si fonda sostanzialmente sui seguenti punti cardine, oggi imposti dalla normativa vigente ed
organicamente già inclusi nell’elaborato che qui si presenta:
? riduzione degli impatti agli agrosistemi ed alle biocenosi;
? gestione integrata e sinergica della specie tra aree protette e non;
? corretta e completa pianificazione (anche cartografica) delle forme di prelievo mai adottate in provincia di Rieti
(girata, prelievo in selezione);
? esatta ed inconfutabile perimetrazione delle zone di caccia in braccata stabilmente assegnate alle squadre
formalmente accreditate presso gli uffici competenti;
? uniformazione dei comparti territoriali e delle relative denominazioni negli ATC in essere a livello provinciale;
? estensione della possibilità di prelievo anche nelle aree attualmente non utilizzate (denominate zone bianche);
? corretta ed efficace archiviazione/accessibilità dei dati di prelievo.
In allegato a questo lavoro viene pubblicata la cartografia (in formato pdf) integralmente redatta/ridefinita alla fine
del 2013 con criteri tecnico scientifici e realizzata con sistema GIS:
? perimetrazioni dei distretti;
? perimetrazioni delle zone stabilmente assegnate alle squadre;
? zone bianche;
? zone da destinare al prelievo in girata;
? zone da destinare al prelievo in selezione;
? nuove zone da destinare al prelievo in braccata (integrative a quelle già esistenti/assegnate).
Di tutto questo materiale, che verrà distribuito in cartaceo e pubblicato in diversi siti web in pdf, è
consentita la libera consultazione, gli autori ne conservano la totale ed esclusiva proprietà intellettuale, ivi
compresi i criteri adottati per l’individuazione delle perimetrazioni (geomorfologia, soprassuolo, ecc.).
È assolutamente proibita qualunque forma riproduzione e di utilizzo nella redazione di elaborati tecnici
prodotti in riposta a qualunque tipo di committenza, pubblica e/o privata, salvo specifica autorizzazione
scritta degli autori.
Le più recenti normative, che da un lato impongono una gestione integrata del Cinghiale tra aree protette
e ATC e dall’altro rimandano gli eventuali indennizzi agli Enti gestionali competenti per territorio, non lasciano più
spazio ad incertezze ed esitazioni. Alcune aree protette del reatino, come la Riserva Naturale dei Laghi Lungo e
Ripasottile, si sono già dotate di uno strumento di intervento che garantisca una corretta gestione della specie a
lungo termine, è giunto il momento che anche gli ATC assolvano le incombenze che la normativa impone.
L’entità dei danneggiamenti da Cinghiale, e non solo, risulta crescente, ed è parallelamente crescente l’attenzione
che le istituzioni preposte stanno mettendo sulla formazione di professionisti in grado di gestire la fauna su solide
basi tecnico-scientifiche. Ne sono a riprova il corso sulla prevenzione ed il monitoraggio dei danni da fauna
recentemente attivato presso l’Istituto Tecnico Agrario Luigi di Savoia di Rieti e, ad un livello superiore, l’inclusione
di insegnamenti strettamente settoriali nei corsi di laurea in Scienze e Tecnologie per la conservazione delle
Foreste e della Natura prima e Scienze della montagna poi, che l’Università degli Studi della Tuscia tiene proprio a
Rieti.