La bella ed aspettata notizia è l’involo, sul finire di luglio, di un’altra aquila reale nata nel territorio compreso nella Riserva Naturale Monti Navegna e Cervia.

Sono passati 10 anni dal ritorno - come specie nidificante - del più grande rapace diurno italiano (esclusi gli avvoltoi), avvenuto nel 2013 dopo un’assenza di oltre 30 anni!

Sorprendentemente, la coppia insediatasi in quest’area, da allora non ha mai saltato una stagione riproduttiva, riuscendo con successo nell’allevamento e nell’ involo di un giovane aquilotto ogni anno.

Non è affatto scontato avere tale performance riproduttiva, neanche in un territorio come quello della Riserva, dotato di estese zone boscate, ambienti rupestri con pareti rocciose inaccessibili e aree aperte come i prati-pascoli (particolarmente adatte alla caccia di questo rapace).

Infatti, nonostante gli incrementi delle popolazioni registrati a partire dagli anni 2000, consentano un certo ottimismo sulle sorti dell’aquila reale, i fattori di minaccia imputabili all’uomo sono ancora molteplici e seri: l’avvelenamento indiretto, in seguito alla criminale e terribile pratica di avvelenare carcasse di animali o disseminare bocconi avvelenati per colpire lupi e volpi (non dimentichiamoci che l’aquila, come altri rapaci, spesso si nutre di carcasse), l’elettrocuzione dovuta all’impatto con gli elettrodotti presenti nei territori di caccia o gli impatti con gli impianti eolici. A questo si aggiungano poi gli atti deliberati di bracconaggio: lo scorso febbraio ad esempio, un’aquila reale è stata purtroppo ritrovata morta (con pallini da caccia nell’ala e nelle zampe) nel Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili.

Ma soprattutto non deve essere sottovalutato il disturbo nei siti riproduttivi, ciò avviene quando i nidi sono troppo vicini a sentieri o percorsi usati per il trekking o altre attività (ad es. la caccia fotografica, l’arrampicata sportiva, deltaplano e/o parapendio, sport a motore). Da un recente studio che ha analizzato le situazioni di disturbo ai siti di nidificazione presenti nella ns. Regione, è emerso che il 30% delle coppie di aquile è stato oggetto di disturbo umano ripetitivo. Questa situazione limita fortemente la riproduzione dell’aquila reale, che può essere costretta a lasciare il nido per un lungo tempo o, nei casi più gravi, ad abbandonare la cova, determinando così un numero minore di aquilotti involati annualmente.

Ora la giovane aquila reale, trascorrerà un periodo di “addestramento” da parte dei genitori, durante il quale affinerà le tecniche di volo ed imparerà a cacciare. Successivamente (a partire dall’autunno inoltrato - inverno) verrà allontanata dai luoghi in cui è cresciuta, dagli stessi genitori (che mantengono la “proprietà” del territorio) e dovrà pertanto cavarsela da sola, spostandosi anche in aree molto lontane (questa fase è chiamata erratismo), fino a quando troverà un compagno/a e un territorio proprio in cui stabilirsi per la vita.

Articolo del Dott. Andrea Pieroni (Ufficio Naturalistico della Riserva).

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento

16  agosto  2022

Pubblicato da:

Stefano  Moreschini